L'ex vice presidente del Napoli nei guai. Il pentito: "Dovevamo favorire la sua squadra"
Mario Moxedano ancora nei guai. L'ex presidente, tra le tante, di Savoia, Turris e Neapolis è ancora al centro di un indagine giudiziaria ma stavolta lo sport centra davvero poco. L'imprenditore napoletano è finito nella rete di un indagine portata avanti dai pubblici ministeri Vincenza Marra e Maurizio De Marco, coordinati dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Un'inchiesta che vede ben 80 persone tra gli indagati, 46 mila pagine che raccontano del riciclaggio di fondi e fittizie intestazioni di immobili e società per favorire il clan Amato-Pagano di Mugnano.
Tra gli indagati proprio Mario Moxedano, insieme ai figli Dino e Raffaele. Per Mario era stato chiesto l'arresto ed il sequestro dell'intero patrimonio. Insieme ai Moxedano indagato anche l'ex addetto stampa di Neapolis e Turris Raffaele Bergavi. Lui è stato coinvolto proprio in quanto cointestatario di City Bingo, una delle attività riconducibili a Mario Moxedano.
Intestazioni fittizie atte, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale e la normativa antiricilaggio in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro con cui veniva avviata l'attività e delle altre utilità provento dei delitti commessi dagli esponenti di vertice del clan Amato-Pagano.
Tutta l'inchiesta per il momento è stata stoppata, quasi del tutto, dal giudice per le indagini preliminari Mauro Morra secondo il quale "il quadro complessivo è confuso e lacunoso". I pm hanno già chiarito che faranno ricorso.
Su Mario Moxedano però lo stesso Gip dice: "I contatti tra Moxedano Mario ed i vertici del clan Amato-Pagano devono ritenersi assolutamente fuori discussione, ma i dati raccolti non consentono di ritenere integrato, in relazione alla contestata condotta di cui all’articolo 648 ter cod. pen., un quadro indiziario grave e coerente ai fini della applicazione di una misura cautelare personale né, almeno allo stato, probabile una sua condanna in relazione all’indicato reato, tanto da giustificare il sequestro di tutto il suo patrimonio”.
Mario Moxedano torna di nuovo al centro di una vicenda giudiziaria. L'ex vicepresidente del Napoli (lo fu per pochi mesi nel 1994, con Gallo presidente), fu infatti arrestato già il 19 maggio del 2015, insieme con altre 49 persone, nell'ambito dell'inchiesta 'Dirty Soccer' che scosse il mondo del calcio. La guardia di finanza smantellò in quell'occasione una vera e propria rete di persone che, con la regia della 'ndrangheta, truccavano partite di Lega Pro e Serie D su cui poi si scommetteva. Mario Moxedano tornò libero dopo tre mesi.
Stavolta secondo la procura napoletana, Moxedano e la sua famiglia avrebbero reimpiegato fondi di provenienza illecita degli Amato-Pagano in attività tra cui quella dei Bingo (ne posseggono diversi tra Mugnano, Napoli e Pompei). Addirittura il clan sarebbe co-proprietario di almeno uno di questi Bingo secondo i collaboratori di giustizia.
Il principale collaboratore di giustizia che ha ricostruito i rapporti tra Moxedano ed il clan Amato-Pagano è Carmine Cerrato. Addirittura in un interrogatorio del 26 maggio 2014, Cerrato racconta di come Moxedano ritirasse in un ristorante di Mugnano mensilmente 12 mila euro per conto di Giovanna Cerrato, sorella di Carmine e moglie di Cesare Pagano, boss degli Sciccionisti arrestato nel 2010 ed attualmente in carcere in regime di 41bis. Cerrato addirittura attribuisce tutta la fortuna dei Moxedano proprio all'arrivo a Mugnano del clan Amato-Pagano. Interessante un altro stralcio delle dichiarazioni del pentito: "Nell’ottobre-novembre del 2009, ho accompagnato Mario Moxedano a Quarto perché doveva far vedere a Cesare dei progetti di costruzioni da farsi a Mugnano; Moxedano, propose a Cesare se voleva entrare in società, perché aveva bisogno di liquidi. Cesare rispose che essendo latitante non gli conveniva fare questa operazione, ma gli prestò 2 milioni di euro, sempre all’1% al mese (interesse annuo sul prestito del 12%, ndr)”.
Stavolta il calcio non è al centro dell'inchiesta eppure viene in rilievo. Due pentiti raccontano di tentativi generici di truccare partite di Mario Moxedano. Uno di questi, Biagio Esposito, racconta in particolare di un tentativo, poi fallito, di truccare una gara tra Neapolis, di cui Moxedano era presidente, e Forza e Coraggio. La gara è del campionato 2009-2010, quando la Neapolis vinse il campionato venendo promossa in Lega Pro finedo prima davanti al Pianura. In quell'anno i Bianchi vincono contro la Forza e Coraggio sia all'andata 2-0, che al ritorno quando fuori casa si impongono per 3-2.
Dichiarazioni del 10-12-2010: "(...) il clan era interessato nelle vicende della squadra di calcio in quanto, per come ho già riferito, Tonin o' russ si doveva interessare a rintracciare un giocatore della squadra Forza e Coraggio che doveva giocare contro il Neapolis, si trattava del figlio di un pregiudicato. Il motivo stava nel fatto che il calciatore avrebbe dovuto provocare un rigore, essendo egli un difensore, in danno della propria squadra. Lello Stanchi lo rintracciò (...) ma il giovane non si presentò il giorno della partita. Il motivo di ciò era favorire la promozione in una serie superiore al Neapolis".
Ancora tanto fango, insomma, sulla figura di Mario Moxedano ma anche sul mondo del calcio dilettantistico preda evidentemente troppo facile per la malavita che riesce a penetrarlo.